Briancon, Agosto 2009
Sono ai piedi della parete e guardo ancora una volta la via che tra poco salirò. Individuo alcune prese, sembrano buone. Cerco con gli occhi i punti di sicurezza, ne trovo solo alcuni in qua e in la. Non mi preoccupo del fatto che sono lontani tra loro . Non mi preoccupo del fatto che non riesco a vederli tutti, so che li troverò al momento giusto. So che posso farla questa via, me lo sento. E' un periodo che sono in forma, ho tutta la motivazione necessaria. Tra meno di un mese parto... quindi è questo il momento di realizzare questo piccolo sogno. Questo non mi opprime, anzi mi da la motivazione necessaria. Sono già legato e con le scarpe ai piedi. Luca è dietro di me, non lo vedo, ma so che sorride. Lui lo sa già. E' stata la sua l'idea di farmi provare questa via. Chiudo gli occhi e abbassando la testa, rilasso i muscoli delle spalle respiro ascoltando il suono dell'aria che esce lentamente ma in modo deciso dalla mia bocca. So quanto l'ossigeno appena rubato attorno a me mi servirà tra un attimo. Il mio viso è inespressivo ma io sto sorridento. I miei occhi ora sono ben aperti, vedono molte più cose del solito. Mi volto a guardare luca un attimo, poi lentamente parto per questo mio piccolo viaggio verticale. Mi gusto i facili movimenti iniziali che mi aiutano a prendere confidenza con la roccia e a prendere coscienza del mio corpo. Ad ogni presa che ho in mano, piccola o grande che sia, il mio sguardo corre veloce ma calmo a trovare quella successiva. Non devo pensare a come muovermi per raggiungerla, il mio corpo lo sta gia facendo. I superamento del primo passaggio impegnativo raddoppia la sicurezza in me stesso. Mi sforzo di riposare un po' più di quanto non ritenga necessario, mentre cerco di immaginarmi i movimenti successivi, cerco prima le prese poi gli appoggi. Magnesite e gomme nera rimaste sulla roccia mi aiutano notevolmente. Uno dopo l'altro supero tutti i passaggi difficili, riuscento tra l'uno e l'altro sempre a trovare uno schifo di presa su cui chiudere gli occhi, allargare consapevolmente il torace e spincere prima dentro e poi fuori con forza l'aria, ripetutamente. Da lontano sento le voci ovattate di luca e claud... "la fa a vista", e allora sorridom veramente. "La sto facendo a vista", mi dico. Esco bruscamente dallo stato di "trance" in cui mi trovavo. La concentrazione cala di botto, e comincia subito un dialogo interiore: "Va bene.. ora la via sembra mollare, ma non sei ancora in catena. Quindi vedi di non fare cazzone." Sordo alla mia parte razionale tiro avidamente ogni presa che mi capiti in mano e, goffo quanto un principiante, mi ritrovo in catena, con, nonostante tutto, le energie mentali e fisiche per affrontare il fatto che la ghiera del moschettone è bloccata. Aspetto due secondi sorridendo, "ce l'ho fatta", trovo una presa buona, quindi uso un paio di rinvii per assicurarmi in catena. Luca capisce al volo che devo fare la manovra e mi da corda. Il nodo si slega facilmente... "non ho volato". Ho raggiunto un piccolo obiettivo personale e allo stesso tempo realizzato un grande sogno.
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15 anni fa
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